28 febbraio 2010

Il soldato dimenticato X

Improvvisamente vedo circa cento veicoli tedeschi parcheggiati nella strada, e Starfe indica un edificio con una bandiera svolazzante di fronte ad esso. Tirai un sospiro di sollievo. Eravamo sulla strada verso Cremenstovsk dopo tutto.
Avrai almeno un'ora di attesa, mi dice Starfe. Vai al bar e vedi se ti possono dare qualcosa di caldo. Come parla, mi dà una pacca sulla spalla. Mi sento molto motivato dal tono amichevole di questo tenente a cui ho saputo dare solo uno spaventoso viaggio. Non avrei mai immaginato che quest'uomo la cui faccia è in qualche modo spaventosa sarebbe stato capace di un gesto quasi paterno.
Cammino fino all'edificio che sembra un municipio. Un cartello riporta un'iscrizione bianco su nero: Soldatenchenke 27e Kompanie. I soldati vanno e vengono continuamente. Dato che non c'è sentinella, entro e attraverso una stanza dove tre soldati sono alle prese a scartare pacchi di cibo. Oltre questa stanza ce nè un'altra, con un banco in fondo, a fianco il quale un gruppo di soldati stanno parlando.
Potrei avere qualche cosa di caldo? Ho appena portato un ufficiale qui, ma non appartengo alla 27°. Così, blatera il soldato dietro il bancone, un altro di questi dannati alsaziani che pretendono di essere tedeschi. E' chiaro che parlo spaventosamente male. Non sono alsaziano, ma mezzo tedesco, per mia madre. Non mi mettono pressione. Uno dietro il bancone va in cucina. Rimango dove sono, piantato nel mezzo della stanza, avvolto nel mio pesante cappotto verde. Cinque minuti più tardi, il soldato è di ritorno con una bollente gavetta mezza riempita di latte di capra. Versa un bicchiere pieno di alcohol nella gavetta e me la porge senza dire una parola.

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